L'equo compenso (disciplinato dalla legge 49/2023, in vigore da maggio) potrebbe avere un conto "salato" per le casse dello Stato: poichè, infatti, vi rientrano i servizi resti in favore delle Pubbliche amministrazionie e delle loro partecipate, "l'interpretazione secondo cui la disciplina si applicherebbe a ogni rapporto contrattuale comprometterebbe un significativo maggior onere a carico delle finanze pubbliche", al contrario di ciò che prevede l'articolo 13 dello stesso testo. Inoltre, "qualora vi fosse un'applicazione generalizzata delle nuove norme" a tutte le mansioni "per le società di maggiori dimensioni si determinerebbe un aumento del compenso dei sindaci del tutto fuori mercato" al punto che "secondo il calcolo di una società di grandi dimensioni quotata con un valore di redditi lordi e di attività pari a circa 8 miliardi, l'equ compenso di ciascun sindaco ammonterebbe a circa 580.000 euro", a fornte di quello attuale medio di "circa 50.0000 euro"....

E' un passggio della circolare di Assonomine (l'associazione fra le società italiane per azioni) sull'applicazione dell'equo...

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Fonte: ItaliaOggi

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Equo Compenso