La Legge 49/2023, recentemente adottata, rappresenta un cambiamento significativo per i professionisti che offrono i loro servizi alle autorità pubbliche e alle società disciplinate dal TUSP. Lontano dal limitarsi ai collegi sindacali, questa legge estende il suo impatto a tutte le prestazioni professionali, introducendo il concetto di "equo compenso".

La legge sostiene che i professionisti dovrebbero ricevere un compenso conforme ai decreti stabiliti dal Ministro della Giustizia e da altri decreti ministeriali, con l'obiettivo di garantire un compenso equo per il lavoro svolto. Il campo d'azione della legge non si limita ai compensi dei sindaci delle società, ma abbraccia una moltitudine di incarichi di consulenza.

Interessante è il possibile impatto sulla procedura di assegnazione competitiva. A dispetto del Codice appalti, il principio di equo compenso sembra prevalere. La legge specifica che un professionista può contestare un compenso che ritiene inferiore a quello giusto, anche se è stato lui stesso a proporre la cifra nel contesto di una gara. Il tribunale può quindi procedere a una rivalutazione del compenso, basandosi sui decreti ministeriali e sul lavoro effettivamente svolto.

Questo nuovo approccio, tuttavia, crea una certa ambiguità nel Codice appalti, evidenziando la necessità di una maggiore riflessione sulla coordinazione delle normative esistenti.
 

Fonte: ilSole24ore del 17/07/2023

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