In tutta la storia della cultura occidentale alle attività intellettuali è stato sempre attribuito un valore e ruolo intrinseco speciale.
Nel diritto romano le «operae liberales» (attività liberali), non potevano essere esercitate dagli schiavi ma solo dagli uomini liberi, e anche oggi vengono considerate di troppo nobile natura per essere oggetto di mero contratto d’opera, tanto che per retribuire il lavoro del professionista non si fa riferimento ad un corrispettivo bensì a un «honorarium» da considerarsi come una sorta di ricompensa-donazione per l’attività compiuta.
L’importanza di queste attività si è riverberata sino ai giorni nostri. Infatti ogni professionista deve essere iscritto obbligatoriamente ad un albo, iscrizione a sua volta subordinata al possesso di adeguati requisiti e di precise qualifiche professionali. Inoltre per ogni singola professione è definito lo spettro di attività riservate.
Per una strana ironia della sorte, le professioni intellettuali e tecniche, a partire dal 1994, non riescono più a trovare la necessaria stabilità, proprio in ragione dei continui rimaneggiamenti normativi e procedurali introdotti dal recepimento dalle direttive comunitarie, che impediscono alle strutture professionali medio-piccole, il reale tessuto produttivo professionale italiano, di riorganizzare e adeguare la propria attività alle richieste del mercato e dei processi di globalizzazione.

Al peggioramento delle condizioni lavorative dei liberi professionisti hanno contribuito inoltre le cosiddette «lenzuolate di Bersani» contenute nel decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
L’abolizione dei tariffari minimi, peraltro non richiesta direttamente ed esplicitamente dall’Unione europea e la mancata previsione
di adeguati correttivi e contrappesi, lungi dal creare un mercato più concorrenziale e favorevole ai cittadini, ha prodotto ulteriore con-
fusione, inefficienza e ingiustizia. Ciò ha favorito infatti la diffusa pratica dell’offerta economica al massimo ribasso sul costo
del lavoro, determinando sia perdita di competitività, reddito e valore sociale, di intere categorie professionali, quasi a generare un
fenomeno di «emarginazione professionale», sia uno scadimento della qualità delle prestazioni rese.  (continua a leggere scarica il pdf)

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