Mantova non ha mai goduto di commenti molto positivi da parte dei viaggiatori o di chi vi ha soggiornato.

O meglio si va da quelli entusiastici come nel caso di Torquato Tasso o a quelli tombali come per Benvenuto Cellini o Charles Dickens.

In effetti il clima non è dei migliori e nei tempi andati era facilissimo prendere la febbre terzana o quartana come capitò anche a Carlo Goldoni o altre malattie dovute, come nel caso di Casanova, a frequentazioni allegre e poco sicure.

Certo se fosse già esistito Trip Advisor alcuni di questi commenti non avrebbero deposto a favore di Mantova ma sarebbero sicuramente stati controbilanciati dagli altri.

Sarebbe interessante che ogni autore sbarcato a Festivaletteratura in queste 20 edizioni ci avesse lasciato la sua opinione sulla città: avrebbe fatto la felicità dei turisti e di chi scrive guide letterarie.

Eccovi allora 5 commenti su Mantova che non troverete su Trip Advisor.

Francesco Petrarca – è nel 1350 che il poeta aretino passa per Mantova e lo sappiamo perché scrive proprio su un libro comprato nella nostra città la data (6 giugno 1350).

Petrarca viene sulle rive del Mincio per cercare la presenza, che lui sente ancora viva, di Virgilio. Questa sua sosta nel paesaggio “bucolico” per eccellenza lo rende insensibile al pessimo clima estivo mantovano. In una lettera scritta infatti proprio in quel giugno del 1350, il poeta descrive una notte passata a Luzzara, allora nei domini gonzagheschi, in compagnia di rane, mosche e zanzare che non gli consentono di prendere sonno.

Benvenuto Cellini – l’artista fiorentino arriva a Mantova dopo il Sacco di Roma del 1527 e proprio nella nostra città lascia lascia la sua prima opera nota, il sigillo del cardinale Ercole Gonzaga.

Benvenuto ha sangue caldo e mal sopporta il clima mantovano che gli porterà la febbre e lo farà straparlare inimicandosi per questo Federico II Gonzaga (che Cellini nella sua autobiografia chiama duca anche se lo diventerà solo nel 1530).

Ecco cosa scrive Benvenuto Cellini “In questo mezzo, avendo io fatto reverenzia al Cardinale suo fratello, il detto Cardinale pregò il Duca, che fussi contento di lasciarmi fare il suggello pontificale di Sua Signoria reverendissima; il quale io cominciai. In mentre che questa tal opera io lavoravo, mi sopraprese la febbre quartana; la qual cosa, quando questa febbre mi pigliava, mi cavava de’ sentimenti; onde io maledivo Mantova e chi n’era padrone, e chi volentieri vi stava. Queste parole furono ridette al Duca da quel suo orefice milanese ditto, il quale benissimo vedeva che ‘l Duca si voleva servir di me. Sentendo il detto Duca quelle mie inferme parole, malamente meco s ‘adirò; onde, io essendo adirato con Mantova, della stizza fummo pari”.

Torquato Tasso – il poeta nato a Sorrento ma ferrarese d’adozione passa per Mantova dopo il 13 luglio 1586 quando fu liberato dall’Ospedale di S.Anna dove era rinchiuso per i sintomi di una pazzia che non accennava a calmarsi.

Fu Vincenzo Gonzaga, allora erede al ducato di Mantova, a fare pressione sul duca Alfonso perché mettesse Torquato Tasso sotto la sua tutela.

Non deve stupire pertanto che il poeta sia uno dei pochi che non si lamenta del clima mantovano e parla della nostra città come dell’ottava meraviglia del mondo.

Questo infatti scrisse Torquato Tasso “”… questa è una bellissima città e degna c’un si mova mille miglia per vederla”.

Naturalmente l’animo inquieto del poeta non gli impedì di lasciare Mantova dopo solo un anno per cercare tranquillità e gloria in altri lidi.

Charles Dickens – lo scrittore inglese viene a vivere in Italia perché con i suoi introiti si può consentire una vita più agiata rispetto a quella londinese. Charles Dickens passa per Mantova proveniente da Verona nel 1844 sulle tracce dell’esilio di Romeo.

Nelle sue Pictures from Italy, diario del suo viaggio in Italia lo scrittore inglese parla in modo egregio di Verona mentre non usa parole gentili sulla nostra città.

Dickens scrive della “Pleasant Verona!” e invece dei “rusty gates of the stagnant Mantua”.

Quella in cui arriva l’inglese è una Mantova sotto la dominazione austriaca che non brilla per vivacità e neanche per le sue guide turistiche.

Il cicerone che accompagnerà lo scrittore infatti non lo fa entrare a Palazzo ducale (poco interessante) mentre lo porta a Palazzo Te dove Dickens parla degli incubi di Giulio Romano all’interno del Camarone dei Giganti.

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Fonte: MANTOVASTORIA

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