La Presidente della Commissione d‘inchiesta sul sistema bancario italiano Carla Ruocco (M5S) spiega attraverso il suo profilo Facebook che le collaborazioni previste dalla Legge istitutiva della Commissione, affidate a professionisti del settore non sono incarichi professionali, pertanto non vi è alcuna stipula di un rapporto contrattuale, e ha anche ricordato che la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario è un ente costituzionale e non di certo un’impresa, né tantomeno una pubblica amministrazione.
Dunque la norma dell’equo compenso non c’entra assolutamente niente con le collaborazioni in questione.
La Presidente ancora spiega, “La Commissione d’inchiesta è un organo costituzionale non dà incarichi ma si avvale di collaborazioni libere e volontarie che non sono prestazioni di natura lavorativa e infatti aggiunge non viene sottoscritto un contratto ma si presta un giuramento”.
A tale spiegazione allora si replica, anche i Tribunali sono organi costituzionali ove gli ausiliari del Giudice (consulente tecnico d’ufficio, esperto, custode) pure prestano giuramento e ricevono, anche se non sempre equo compenso e che dire del Consiglio nazionale dell’Economia e Lavoro CNEL, anch’esso organo costituzionale ai sensi dell’Art. 99 della Costituzione italiana che da incarichi di consulenza esterna, sempre compensati.
Il passaggio del Regolamento è l’articolo 22 (pare ancora da votare) che prevede che i collaboratori esterni prestino la propria attività a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese a loro riconosciuto, esclusivamente in relazione allo svolgimento dei compiti specificatamente assegnati.
Neppure una minima diaria come solitamente veniva prevista per i componenti delle Commissioni parlamentari (vedi ad esempio la famosa Commissione per la riforma libere professioni degli anni passati).
A ragione sono insorte le organizzazioni professionali di categoria quali Conprofessionisti, Cup, Rete professioni tecniche, nonché gli Enti di Previdenza quali Adepp, Associazione degli Enti di Previdenza dei professionisti e la Cassa previdenza e assistenza commercialisti ad invocare il diritto di trarre dal proprio lavoro i mezzi per il sostentamento per se è la propria famiglia.
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