Come anticipato in un precedente articolo, gli studenti iscritti al CAT alla maturità di quest’anno dovranno fare i conti con la “nuova” seconda prova istituita dal Ministero dell’Istruzione e delle Università.
Segnatamente, nel caso dei CAT, si tratta di un mix tra un vecchio esame di tecnologia delle costruzioni e una classica prova di estimo.
Nell’articolo precedente, concentrandoci sugli aspetti estimativi, ci si chiedeva se quest’anno il Ministero dell’istruzione oserà sottoponendo quesiti di estimo reale e al passo con i tempi, oppure resterà aderente a quanto fatto in passato, sottoponendo quesiti classici, quali la successione ereditaria, l’esproprio e così via.
In altre parole, ci si chiedeva se occorrerà fare riferimento agli standard di valutazione internazionale o se si limiterà a rielaborare i temi tipici di un estimo molto didattico.
Naturalmente è ancora presto per scoprirlo - se ne riparlerà a giugno - ma qualche segnale è già arrivato.
Sì, perchè nei giorni scorsi, il MIUR ha sottoposto ai maturandi una simulazione della prova di esame.
Con massima serietà, dunque, in tutte le scuole d’Italia, studenti e professori hanno affrontato la simulazione dell’esame secondo i dettali del Ministero: i cellulari e le chiavette USB sono stati banditi, le “tappe” ai servizi rimandate dopo la terza ora (la seconda prova ha una durata complessiva di 8 ore), i banchi sono stati liberati da tutto quanto non ammesso all’esame “vero”?
Ma che cosa contemplava la seconda prova? (testo qui disponibile)
In sintesi, come si diceva, gli studenti hanno dovuto fare i conti con una prova “mista”, strutturata in due parti.
Nella prima si chiedeva di progettare una palazzina condominiale in un contesto urbano in espansione.
Dunque occorreva produrre - con CAD o a mano libera - una planimetria generale, una planimetria del piano tipo, un prospetto e una sezione significativa.
Per intenderci, dunque, un classico esame di quella che una volta era la seconda prova di Tecnologia delle Costruzioni.
La seconda parte invece chiedeva risposte a diversi quesiti tra cui uno inerente l’estimo catastale: “ll candidato definisca quali sono gli imponibili catastali e il loto utilizzo. In aggiunta, con riferimento alla planimetria quotata di uno degli alloggi realizzabili, in candidato può determinarne la rendita catastale sulla base dei seguenti dati: categoria A/2, classe3, dimensione del vano utile compresa fra 11-24 m2, tariffa € 270/vano. Si determini anche la superficie catastale sulla base del D.P.R. 138/98”.
Ma le richieste per quanto riguarda l’insegnamento dell’estimo non finiscono qui: nella prima parte della prova, lo studente ha dovuto fare i conti con la ripartizione millesimale e con i valori di mercato (dunque richieste classicheggianti).
Recitava il quesito sulle tabelle millesimali: “In relazione all’edificio progettato, il candidato illustri le problematiche correlate alla ripartizione delle spese condominiali e allestisca le relative tabelle millesimali.
Dopo aver illustrato gli aspetti estimativi che giustificano l’elaborazione delle richieste tabelle, esponga i conseguenti criteri da adottare e proceda alla definizione delle stesse. Quando al valore dell’immobile, la richiesta era così espressa: “Si richiede inoltre la stima, con procedimento a scelta del candidato, del valore di mercato di uno degli alloggi previsti dal progetto, comprensivo di cantina e di autorimessa”.
Insomma, nulla di particolarmente estroso, ma sicuramente una prova impegnativa anche in termini di tempo: gli elaborati da produrre sono parecchi, i conteggi non di poco conto.
Ci chiediamo: sono davvero sufficienti 8 ore per progettare una palazzina, redigerne le tabelle millesimali e stimarne il valore di mercato?
Sembrerebbe trattarsi di una prova “fisica”.
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ESAME VALUTATORE