Il ministero delle Imprese e del made in Italy prova a comporre il «puzzle» della «categorizzazione delle funzioni professionali» dei lavoratori autonomi non iscritti a Ordini e Collegi a cui far riferimento per individuare la corrispondente area di attività, al fine di determinare il relativo equo compenso (come disciplinato dalla legge 49/2023).

E, perciò, mette nero su bianco una classificazione fatta di 8 punti: si tratta di «amministrazione e gestione, consulenza, didattica, istruzione e formazione, attività ludico-sportive e benessere, attività culturali, musicali, artistiche e costume, attività sociali, assistenziali e religiose, turismo ed enogastronomia» e, infine, «attività tecnico-operative».

È questo, stando a quanto appurato da ItaliaOggi, il primo frutto della convocazione, avvenuta all'inizio di settembre, del tavolo del dicastero che, sotto la guida del sottosegretario Massimo Bitonci, dovrà portare alla definizione dei parametri per stabilire la giusta remunerazione dei professionisti regolamentati dalla legge 4/2013, per poi giungere all'emanazione di un decreto «ad hoc».

La ripartizione, sottoposta alle rappresentanze delle categorie associative, è l'assunto ministeriale, si fonda sulla consapevolezza che per la maggior parte di tali professioni le prestazioni possano essere,variamente declinate», dunque si è deciso di adottare il criterio, «facilmente adattabile alle esigenze» del committente e del prestatore d'opera, secondo cui per qualificare la professione non si tiene conto della sua definizione «nominale», bensì delle «modalità di svolgimento dell'incarico caso per caso».

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Fonte: ItaliaOggi del 21/10/2023

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Equo Compenso