Non ci sono nuove notizie in merito all’esito della seduta della Corte Costituzionale che ieri, 6 marzo, ha affrontato la questione di legittimità costituzionale avanzata con l’ordinanza del Tribunale di Vicenza relativamente al sistema di norme che regolano i compiti dello stimatore nelle perizie giudiziali e ne sanciscono il compenso.
Tuttavia alcune considerazioni possono essere già evidenziate in merito a questa vicenda.
Una prima considerazione è legata al rischio concreto di allontanare i migliori professionisti tecnici dal settore giudiziario, venendo meno qualsivoglia interesse a compiere prestazioni, quasi sempre complesse ed a volte anche rischiose (si ricordino a tale proposito i recenti fatti di cronaca), che richiedono tanta competenza ed esperienza ma alle quali non corrisponde un compenso adeguato alla responsabilità assunta ed alla professionalità necessaria per lo svolgimento dell’incarico.
Un secondo punto da sottolineare è la ormai costante “pressione” al ribasso dei compensi per i professionisti, senza alcuna distinzione tra coloro che svolgono l’incarico al meglio degli standard riconosciuti e coloro che invece “improvvisano”.
In questo caso il problema nasce principalmente dalla mancata capacità dei committenti (pubblici e privati) di avere riferimenti oggettivi per la valutazione della qualità delle prestazioni offerte nei vari campi dai professionisti.
Su questo punto, a nostro avviso, devono essere più bravi i professionisti a “spiegare” ai committenti la qualità del proprio lavoro ed occorre anche che siano ancora più incidenti le azioni di Ordini e Collegi professionali in termini di tutela degli iscritti.
Su quest’ultimo punto, il precedente articolo apparso sul nostro blog contiene un inciso riferito agli Ordini professionali che ha suscitato delle rimostranze, peraltro molto garbate ed intendiamo darne atto, nel senso che si è criticamente osservato che Ordini e Collegi non sarebbero rimasti in silenzio nel caso portato davanti alla Corte Costituzionale, al contrario si sarebbero impegnati in tutte le sedi specificatamente attraverso alcune professionalità del settore che meglio conoscevano l’ambiente giudiziario.
Volentieri ne prendiamo atto, sottolineando tuttavia che, poiché il coinvolgimento degli Ordini professionali è circostanza nota, il nostro inciso non era rivolto a stigmatizzare il comportamento dagli stessi tenuto, niente affatto, ma voleva piuttosto evidenziare il fatto che le attuali norme, della cui legittimità costituzionale si discute, sono state approvate senza alcun manifesto dissenso istituzionale, in quanto gli Ordini hanno accettato, o se si preferisce, dovuto accettare simile soluzione.
Tutti i Professionisti devono quindi trarre una lezione da questa situazione: più che rincorrere le norme, occorre essere proattivi e far sentire la propria voce preventivamente alla loro approvazione, in particolare quando queste norme impattano sullo svolgimento delle attività professionali.
Il caso in esame resta emblematico in tal senso in quanto la norma, o meglio il sistema di norme, anziché preoccuparsi di garantire la qualità ed attendibilità delle perizie di stima come strumento efficace per la promozione dell’immobile in fase di asta giudiziaria, va ad incidere irrazionalmente soltanto sul compenso da liquidarsi all’estimatore, sebbene sia un costo che neppure grava sull’erario, ottenendo paradossalmente l’effetto inverso di aumentare il rischio di dequalificazione dell’intero procedimento di stima.
Occorre invertire tale tendenza generale ed innescare un processo virtuoso che porti ad una maggiore qualità delle prestazioni professionali insieme ad un equo compenso per i professionisti: tutti siamo chiamati a dare un contributo di idee in tal senso, per dare un contributo alla crescita economica del Paese.
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