Difficile fare previsioni sulla decisione che prenderà la Corte Costituzionale nella seduta di oggi 6 marzo 2019, in merito alla questione di legittimità costituzionale posta alla sua attenzione dall’ordinanza del Tribunale di Vicenza, a proposito del sistema di norme che regolano i compiti dello stimatore nelle perizie giudiziali e ne sanciscono il compenso, le quali sono, proprio in riferimento a quest’ultimo profilo, sotto certi aspetti conseguenza e per altri causa di storture e recriminazioni, per coloro che operano con assiduità nel settore delle perizie giudiziali.
Certo è che non si può trascurare il fatto che, nel silenzio generale degli ordini professionali, sono state approvate norme che confliggono con il buon senso, in modo ancor più intuibile, forse, quanto meno per i non giuristi, di quanto non possano apparire in contrasto con le norme costituzionali, ed i principi di cui esse sono portatrici, richiamate nell’ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale.
La problematica presenta profili, e riflessi, di rilevanza sociale, molto più di quanto non possa apparire, se solo si pone mente al fatto che una stima fatta bene valorizza l’immobile, attrae investitori e favorisce una rapida ricollocazione del bene sul mercato, con il migliore risultato economico conseguibile e con benefici per le parti direttamente coinvolte, sia il ceto creditorio che il debitore, il quale è parte debole e sovente trascurata, ma non per questo meno meritevole di tutela sul piano sostanziale; ed infine lo Stato, dunque tutti noi, dalla cui capacità di risolvere celermente la procedura esecutiva discende il buon funzionamento del “sistema giustizia” e la possibilità di realizzare economie ragguardevoli sul piano finanziario.
Ben consapevole di ciò E-Valuations non poteva rimanere inerte di fronte a simile opportunità, forse unica, per tutti i professionisti del settore di far sentire la loro voce, di “battere” metaforicamente un pugno sul tavolo delle regole, quando queste non funzionano e bisogna impegnarsi per cambiarle o migliorarle.
Da qui la decisione di intervenire nel giudizio avanti la Corte Costituzionale, per far sentire la voce dei propri soci.
Chi lo desidera può leggere l’atto di intervento depositato in Corte Costituzionale, per dare maggiore visibilità a chi proprio non ce l’ha, dove si sono posti in evidenza i dati salienti della questione, sui quali peraltro si insiste da molto tempo, ovvero la dicotomia esistente tra “valore” e “prezzo” di un bene, nella prospettiva di ottenere alcune modifiche alle norme attualmente in vigore, che permettano di raggiungere un giusto contemperamento tra serietà della stima, contenimento delle spese dei giudizi esecutivi e dignità del professionista.
Si è inoltre nell’atto di intervento ben messo in evidenza come l'irragionevolezza della norma regolatrice del compenso finisca per compensare l’esperto non già tenendo conto dell’attività svolta, come prescritto dall’art. 52 disp. att. c.p.c., bensì sulla base di un elemento (prezzo di aggiudicazione) che non ha alcuna attinenza, e e così pure con i criteri dell’importanza dell’opera e del decoro professionale, fatto salvo dall’art. 2233 cod.civ..
La scelta del legislatore del 2015 rischia di allontanare i migliori professionisti, validi e competenti, venendo meno qualsivoglia interesse a compiere prestazioni, che spesso sono complesse e richiedono esperienza, se per esse non è previsto un compenso se non premiante quanto meno dignitoso.
In allegato copia dell'atto di intervento di E-Valuations in Corte costituzionale.
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