L'applicazione della Legge sull'Equo Compenso, in linea con gli Obiettivi 2030 dell'ONU e le Linee Guida ABI, assicura la Certificazione ESG e protegge la reputazione delle aziende. Una combinazione essenziale per il successo nel mercato.

Equo Compenso e Compliance ESG

Nell'era delle aziende socialmente responsabili e dell'attenzione crescente verso la sostenibilità, l'applicazione dell'Equo Compenso rappresenta un pilastro cruciale per le organizzazioni che desiderano perseguire la Compliance ESG e mantenere una reputazione solida. L'entrata in vigore della Legge n. 49/2023 in Italia ha reso obbligatoria l'equa retribuzione delle prestazioni professionali, creando un legame indissolubile tra l'adempimento delle normative, gli obiettivi delle Nazioni Unite e la certificazione ESG aziendale.

L'Equo Compenso, inserito tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, mira a garantire una retribuzione equa per i professionisti, eliminando disparità ingiustificate. Ciò è in linea con l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 8, che promuove un lavoro dignitoso e una crescita economica sostenibile. La legge italiana sull'equo compenso, in vigore dal 20 maggio 2023, rappresenta quindi un passo significativo verso l'adesione a questi obiettivi globali e alla loro concreta attuazione.

Tuttavia, l'applicazione dell'Equo Compenso va oltre la semplice conformità alle normative nazionali. Le aziende che hanno adottato la Compliance ESG come una loro priorità strategica, considerando quindi fondamentale il rispetto dell’ambiente, degli aspetti sociali e di governance, devono prestare particolare attenzione anche all'equa retribuzione. In particolare, con l’entrata in vigore della Legge n. 49/2023, le organizzazioni con un fatturato superiore a 10 milioni di euro o più di 50 dipendenti, che hanno fatto della compliance ESG un mantra, non possono ignorare l'importanza dell'equo compenso.

Ruolo cruciale per la reputazione

Perdere il favore degli investitori, dei clienti e delle nuove generazioni attente alla ESG compliance a causa della violazione delle normative sull'equo compenso sarebbe un colpo duro per la reputazione creditizia delle aziende. Oltre alle conseguenze legali, l'impatto sull'immagine e sulla reputazione potrebbe essere quindi significativo e concreto. Le nuove generazioni, sempre più consapevoli dell'importanza di sostenere aziende socialmente responsabili, potrebbero rapidamente allontanarsi da organizzazioni che non rispettano gli standard di equità retributiva. Sta già accadendo attraverso il fenomeno delle dimissioni volontarie: in vari paesi Ue, nel periodo post covid sono fortemente aumentate in Italia, nel 90% dei casi di cessazione del lavoro la ragione è attribuibile al malessere del lavoratore (quasi 2 milioni di dimissioni in Italia nel 2021, mentre nel 2022 hanno costituito il 19,5% di tutte le cessazioni).

La reputazione creditizia, o Credit Reputation, è diventata quindi un elemento cruciale per le aziende e le banche, in particolare in un mercato sempre più attento alla sostenibilità. Le aziende che si impegnano nella Compliance ESG e nell'adozione di pratiche sostenibili godono del favore degli investitori e della fiducia dei clienti e delle comunità. La reputazione creditizia è un fattore che influenza l'accesso al credito, le relazioni con i partner commerciali e la percezione dei consumatori.

Le stesse Linee Guida ABI, promosse anni fa dall'Associazione Bancaria Italiana, aggiornate nel 2022 e a cui hanno aderito oltre 180 banche e intermediari finanziari, sottolineano l'importanza dell'equo compenso nella valutazione degli immobili posti a garanzia dei prestiti. Pertanto, gli esperti che svolgono questa attività devono essere adeguatamente retribuiti, in modo da garantire l'indipendenza, la qualità e la complessità delle valutazioni. Le banche sono espressamente chiamate a evitare eventuali conflitti di interesse, assicurando che il compenso del perito non sia collegato al risultato della valutazione.

Tuttavia, è doveroso ricordare come, fino ad oggi, questo auspicio sia rimasto in gran parte disatteso e come sia diventata prassi comune la riduzione dei compensi assegnati ai professionisti del settore da parte della filiera.

In questo contesto, è essenziale raggiungere un accordo tra tutti gli stakeholder (aziende, banche, professionisti ed enti certificatori) sull'applicazione dell'equo compenso nella filiera del credito ipotecario. Solo attraverso un impegno collettivo e una cooperazione efficace sarà possibile garantire l'integrità e adeguatezza della certificazione ESG e la reputazione delle aziende. 

L’opportunità dell’Equo Compenso

Nel panorama attuale delle aziende che abbracciano la sostenibilità e la responsabilità sociale, l'applicazione dell'Equo Compenso assume quindi un ruolo di rilievo nella garanzia di una retribuzione equa e nel perseguimento della Compliance ESG. La Legge n. 49/2023, in vigore in Italia dal 20 maggio 2023, ha rafforzato ulteriormente questa connessione, introducendo l'opportunità per i Periti Valutatori, le Società di Valutazione e gli Istituti Bancari di sottoscrivere modelli standard di convenzione, rendendo l'applicazione dell'equo compenso più uniforme e trasparente all'interno della filiera del credito.

L'Equo Compenso, incluso tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, mira infatti a eliminare le disparità retributive ingiustificate, promuovendo un lavoro dignitoso e una crescita economica sostenibile. La sua integrazione nella normativa italiana rappresenta un passo avanti verso l'adesione agli obiettivi globali e un impegno concreto per garantire equità economica e sociale.

L'importanza dell'Equo Compenso nella Compliance ESG delle aziende è evidente. Le organizzazioni che si sono impegnate a perseguire la sostenibilità e la responsabilità sociale devono prestare particolare attenzione alla corretta retribuzione dei professionisti. In questo contesto, il rispetto dell'equo compenso non solo soddisfa le normative nazionali, ma contribuisce anche a preservare la reputazione delle aziende, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni più sensibili ai temi sociali.

La via dell’accordo prevista dalla Legge

In particolare, la Legge n. 49/2023 ha introdotto un importante strumento per favorire l'applicazione uniforme e trasparente dell'equo compenso nella filiera del credito: i modelli standard di convenzione. L'articolo 6, comma 1 della legge prevede la possibilità per i Periti Valutatori, le Società di Valutazione e gli Istituti Bancari di sottoscrivere tali modelli, stabilendo in modo chiaro le condizioni e i criteri per l'equa retribuzione.

L'adozione di modelli standard di convenzione offre numerosi vantaggi.

  • innanzitutto, promuove una maggiore uniformità nell'applicazione dell'equo compenso, evitando possibili distorsioni e discriminazioni. Questo contribuisce a creare un mercato equo e competitivo, basato sulla qualità e sull'indipendenza delle valutazioni immobiliari.
  • in secondo luogo, i modelli standard di convenzione favoriscono la trasparenza. Definendo in modo dettagliato i criteri di calcolo e le modalità di retribuzione, si offre maggiore chiarezza sia ai professionisti coinvolti che alle parti interessate, garantendo un processo decisionale più informato.
  • infine, l'adozione di modelli standard di convenzione agevola la collaborazione tra i diversi attori della filiera del credito, come i Periti Valutatori, le Società di Valutazione e gli Istituti Bancari. La condivisione di un framework comune per l'applicazione dell'equo compenso favorisce una cooperazione più efficace, riducendo il rischio di interpretazioni errate o controversie.

Conclusioni

In conclusione, la correlazione tra l'applicazione dell'Equo Compenso, la Compliance ESG aziendale, gli Obiettivi dell'ONU e la reputazione delle aziende è evidente ed è necessario che tutti si adoperino per perseguire tale obiettivo. La Legge sull'Equo Compenso, con l'introduzione dei modelli standard di convenzione, offre quindi una opportunità per promuovere una retribuzione equa e uniforme nella filiera del credito, garantendo l'integrità della certificazione ESG e la fiducia delle di tutti i committenti sensibili ai temi sociali.

Per raggiungere un accordo che consenta una piena attuazione dell'equo compenso nella filiera del credito, è necessario un dialogo costruttivo tra tutti gli stakeholder, inclusi i Periti Valutatori, le Società di Valutazione, gli Istituti Bancari e gli Enti Certificatori. Solo attraverso la cooperazione e la condivisione delle migliori pratiche sarà possibile assicurare un ambiente di lavoro equo, sostenibile e rispettoso dei principi ESG, contribuendo così a favorire lo sviluppo di un mercato finanziario responsabile e allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Le associazioni di addetti ai lavori, come i Valutatori Immobiliari, svolgono pertanto un ruolo fondamentale nel facilitare l'attuazione del comma 1 dell'articolo 6 della Legge 49/2023. Attraverso la promozione delle migliori pratiche (best practices) e la sensibilizzazione sulle questioni legate all'equo compenso, queste associazioni possono contribuire a creare un ambiente favorevole alla discussione e all'applicazione uniforme e trasparente delle disposizioni normative.

Inoltre, l'attiva partecipazione delle aziende e degli operatori del settore finanziario è essenziale per garantire il successo dell'implementazione dell'Equo Compenso e della Compliance ESG. Promuovere una cultura aziendale basata sulla responsabilità sociale e sull'equità retributiva può portare a numerosi benefici, tra cui una reputazione solida, la fiducia degli investitori e la sostenibilità a lungo termine dell'azienda stessa.

I Numeri

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