Riceviamo e pubblichiamo con piacere un pezzo dell'Ing. Salvatore Rigaglia Socio di E-Valuations della provincia di Messina, riguardante un tema caldo dell'edilizia italiana: i bonus e i superbonus. Buona lettura.
Dalle insidie e dai quotidiani disastri dei bonus edilizia, una nuova coscienza può sbocciare per il libero professionista, a condizione che ne comprenda la portata ed accetti la sfida.
Dal Decreto Rilancio al Decreto Antifrode il passo è breve, e dentro questi termini ci sta racchiusa una parte importante di una storia italiana, non ancora finita, che, chi più chi meno, ha tirato dentro ogni professionista tecnico ed ogni giorno della sua vita di questo periodo, nessuno escluso, festivi compresi.
Ogni giorno una difficoltà da superare, una circolare da attendere, un aspetto da approfondire, una questione da snocciolare, sempre in bilico fra una certezza ed una interpretazione condivisa, buona ma non scritta, per trovarsi tante volte a vedersi smentiti la mattina delle cose che magari sembravano vere la sera prima.
Abbiamo studiato per capire bene i meccanismi del superbonus, lo abbiamo fatto costantemente e bene, per essere certi per acquisire sicurezza e non sbagliare o cadere nei tranelli nascosti a volte in norme che potevano essere semplici e non lo sono state.
Abbiamo pensato che si potesse abbassare la guardia e lavorare serenamente sui bonus minori ma grazie ai furbetti di turno che tanto scandalo hanno generato, anche per rinnovare una facciata siamo entrati in un meccanismo di controllo e asseverazioni, e congruità tali da farci spaventare a dare il via per quel colpo di fracassino che rinnova la facciata.
Tutto da chiarire quindi meglio aspettare che esca la norma o una riposta dell'AdE per essere sicuri. Anzi no, ma che dico! Tutto da fare alla svelta perché le proroghe non ci sono state per come si attendevano, e quindi occorre correre e correre, anche se nel frattempo non si trovano imprese, quelle che si trovano non trovano operai, e poi mancano i materiali e quelli che si trovano costano il triplo, e per non parlare dei ponteggi che sono divenuti l'oggetto introvabile di questo fine anno.
Posso esprimere con sincerità il mio reale pensiero su questa questione? Posso davvero? Sicuri?
Penso che quella che stiamo vivendo, per noi professionisti del settore tecnico, sia la cosa più grande che potesse accaderci, a patto di comprenderne la portata ed accettarne la sfida.
Non era mai accaduto come in questo periodo che fiorissero chat, gruppi, blog e tante altre forme di condivisione e di scambio di opinioni su aspetti tecnici di ogni tipo, in un confronto continuo e perenne e con vicendevole sostegno e disponibilità alle scambio di informazioni, in una reale apertura che sorprende.
Non eravamo abituati, e siamo stati sanamente costretti a farlo, ad uscire dal nostro individualismo, spesso autoreferenziale, per cercare in maniera stabile, alleanze con tecnici di altri settori per andare a costituire quella semplice unità tecnica in grado di abbracciare tutti gli aspetti dei superbonus senza trascurare nulla, dal termotecnico allo strutturista, dall'edile a chi si dedica ai computi e alla contabilità, e poi il cantiere da dirigere, tutti insieme per un fine comune che è quello di non perdere le opportunità di un mercato reale che ci ammaliato e che vogliamo mordere il più possibile.
Non eravamo abituati, ed anche qui la realtà lo ha imposto, ad uscire dalla sfera del nostro ambito tecnico per andare a confrontarci quotidianamente con imprese, con commercialisti, con amministratori di condominio, con avvocati, cercando e trovando sinergie trasversali che ci consentissero di essere "coperti" sotto ogni ambito toccato della norma e su cui è evidentemente indispensabile legarsi con settori professionali, che prima restavano separati come se fossero compartimenti stagni senza necessità di interagire o mischiarsi.
Non eravamo abituati a gestire uno studio con le sue necessità finanziarie e che si trova a dover affrontare una quantità di mole di lavoro spaventosa con un guadagno che, se arriva, è spostato mediamente da sei a otto mesi rispetto alla esecuzione della prestazioni, instillando in noi la necessità di concepirsi meno professionisti e più imprenditori, con tutto quello che un buon imprenditore sa e deve fare, come prevedere, pianificare, fare qualche bilancio di previsione, avere ben chiare la liquidità e le scadenze fiscali, e tanto altro ancora.
Ecco allora che la vera grande lezione che abbiamo ricevuto realmente, nonostante tutto, è che siamo stati spinti in maniera vorticosa dentro la necessità di un cambiamento di mentalità che ci è servito inizialmente a non soccombere, ma che forse ha cambiato in maniera fattiva il nostro mindset aprendoci ad una relazionalità e ad una imprenditorialità che non conoscevamo, e che era il passo da compiere.
Questo è il grande valore insito in questo periodo bizzarro che a quanto pare, e non dimentichiamocelo, non ha finito di spremerci, un nuovo soggetto economico con uno sguardo sul mondo e sugli altri diverso e certamente in grado di fare cose nuove, in forme nuove, forse meno solo di prima, e non è poco."
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